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Alistar
سم سم ي ا اف تح iftaḥ yā simsim
Il Libro Magico dei
DJINN
Copyright © Battista Pasquale 2015 2
Il termine jinn (in arabo: ّ ِجن, jinn), al plurale jinna, collettivo jān, aggettivo jinnī (in arabo:ّ ) ّجني, spesso tradotto come genio indica, nella religione preislamica e in quella musulmana, un'entità soprannaturale intermedia fra mondo angelico e umanità. L'etimologia della parola è stata a lungo discussa. Alcuni studiosi fanno derivare il jinn dal Genius della mitologia romana, altri dalla radice linguistica aramaica che significa "nascondersi, occultarsi". In età preislamica (jāhiliyya) i jinn erano accreditati di notevole potenza, quasi sempre in grado di esprimere una devastante e spesso mortale cattiveria. Gli storici della religione islamica credono che tali entità fossero direttamente ricollegabili all'ostilità dell'ambiente fisico in cui vivevano gli Arabi della Penisola Arabica, tanto sedentari quanto nomadi (beduini), senza in alcun modo rifarsi a modelli allogeni. Di tutti i jinn, i crudeli erano i ghūl, ma non meno crudeli nel tendere tranelli ai viaggiatori, in genere per ucciderli, erano gli ʿafārīt (al singolare ʿifrīt), le siʿlāt, la qutrūba, il mārid, il mārij. Relativamente innocuo era invece considerato l'ʿāmir. Tutti i jinn 3
erano in grado di presentarsi sotto molteplici aspetti esteriori, dal momento che loro caratteristica generale sarebbe stata e rimarrebbe la loro estrema mutevolezza e l’essere inafferrabili. Secondo la cultura islamica esistono jinn buoni e in grado di beneficare l'essere umano. Ciò perché, già all'epoca del profeta Maometto, alcuni jinn si sarebbero convertiti all'islam ascoltando le parole rivelate dal Profeta stesso. Un tipico esempio di jinn è quell'essere che, nella favolistica collegata alle Mille e una Notte, Aladino libera da una lampada, al cui interno è rimasto prigioniero, in cambio dell'accoglimento di tutti i suoi desideri. Nelle fiabe, in logico collegamento a una diffusa credenza non solo islamica, un totale potere sui jinn sarebbe stato espresso a suo tempo da Salomone (in arabo Sulaymān) che è considerato come uno dei più grandi profeti precursori di Maometto. Nel Corano è scritto che i jinn si originarono all'inizio dei tempi, come tutte le altre creature, grazie all'intervento di Allah. Essi, a differenza degli umani che avrebbero natura di terra e degli angeli la cui natura sarebbe di luce, ebbero origine dal fuoco. 4
Ai jinn, secondo lo stesso Corano e i trattati di demonologia islamici, apparterrebbe Iblīs: termine certamente adattato dal greco diàbolos per indicare Satana (che, peraltro, viene chiamato Shayṭān). Altre fonti specificano che il djinn è un essere dotato di corporeità (adjsâm) formato da un vapore, oppure una fiamma e quindi impercettibile ai nostri sensi comuni. Può assumer forme diverse e svolgere lavori pesanti. Il Corano dice (Sura LV, 14) che sono stati creati da una fiamma senza fumo. Un uomo che muore di morte violenta diventa spesso un ifrĩt che frequenta il luogo della sua morte; ma può diventare anche un djinn malefico. Una certa categoria di djinn è sotto l’autorità di Shaitan o Iblis, un angelo che si ribellò a Dio. Costui è ermafrodita, possiede sia organi maschili che femminili e si auto-feconda.) I modernisti islamici hanno tentato di adattare la fede nei jinn al portato della moderna scienza e qualcuno (come Muhammad ʿAbduh) ha ipotizzato che batteri e microbi non fossero ad esempio altro che jinn in grado di produrre talora risultati fatali sul corpo umano, ma tale "lettura" non ha incontrato grande favore fra i credenti musulmani. – A 5
riguardo a fondo libro tratterò dei Jinn del Testamento di Salomone, dove le malattie sono causate proprio dai demoni e vengono contrastate dagli Angeli. (vedi pag.32 il Testamento di Salomone)
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LA MAGIA DEI DJINN
In questa sezione del libro tratterò dei riti e degli incantesimi e dei profumi, i talismani, le polveri, i balsami, ecc. Descriverò solo a titolo di conoscenza anche le operazioni magiche aggressive con i Jinn, ma non perché siano attuate, bensì a fini culturali e perché l’opera di questo testo risulti completa. Questa parte del libro è attiva, si suggerisce di osservare le istruzioni con cura, per le opere benefiche non si incorrerà in nulla di pericoloso e si potranno trarre benefici. 7
Il Genio Ayakan che sconfigge i nemici Attendi la luna nuova e affacciati alla finestra aperta (una finestra ad oriente), guardando il cielo e appoggiando la mano destra sul cuore. Chiama i Genio con queste parole: “ Ayakan , sconfiggi per
me tormenti e nemici meschini. Sconfiggi chi mi vuole sconfitto!” Quindi pronuncia ad alta voce Ayakan poi girando su se stessi, volgersi verso nord (quindi girando a sinistra) e dire ancora la parola, e infine ancora verso levante. Accenderai anche una candela nera e una rossa sul davanzale della tua finestra e in un piccolo orcio di terracotta o un incensiere farai ardere sulle braci un po’ di mirra. Quando vuoi potenziare te stesso contro i nemici pronuncia tre volte in tono crescente il nome del Genio. Quando vorrai sconfiggerli accendi una candela rossa e una nera (oppure una bicolore) e brucia mirra con un po’ di galbano (o solo mirra) nel tuo brucia profumi e passa i nomi scritti in nero su un foglietto, o anche qualche oggetto appartenente ai nemici e ripeti la frase più volte “ Ayakan ,
sconfiggi i miei nemici Sconfiggi chi mi vuole sconfitto! Chi impreca la mia rovina!” 8
Abalimb il Genio della Piccola Fortuna E’ il Genio che propizia piccole fortune al gioco. Il suo potere è più forte verso la luna piena, ma non oltre. Si pronuncia la seguente frase prima o anche il giorno prima di intraprendere qualcosa che può mediare la fortuna, come ad esempio il gioco. “Ah Bah limb portami fortuna!”. Da ripetere di tanto in tanto. – Se si vuole fare un rito serale, occorre attendere il lunedì più prossimo alla luna piena e si accende una candela argentea o bianca e un po’ di Incenso della Fortuna detto Rosa del Deserto (vedi appendice in fondo al libro)
El Adel il Genio della Salute Prendere fiori di Tè Rosa Etiope, (Hibiscus sabdariffa L. Karkadè). Prepararlo in infuso di sabato dopo le ore 16 .. recitando sopra alla tazza: “
El Adel risanami e su ogni difficoltà rendimi vittorioso.” ripetere fino a che è tutto tiepido e bere. E’ ottimo per le persone anziane che vogliono riacquistare vigore e benessere. 9
Respingere indietro il male col Genio Raizin Questo Jinn aiuta a respingere il male alla fonte, a color che hanno fatto dei torti. Attendere il tramonto e tenere in mano un cordoncino nero lungo abbastanza da avvolgerlo tre volte al polso e farne un bracciale. Volgersi a oriente e fare un nodo ripetendo la parola “Raizino” , poi volgersi a settentrione, poi occidente e infine al meridione facendo la stessa cosa, poi legarlo intorno al polso destro. E’ opportuno offrire una candela nera al Genio per ringraziarlo.
Il Principe dei Geni del Volo Ampharol, fu così chiamato dal Re Sulaymān (Salomone) Principe dei Geni del Volo. Emiro dei Jinn che conosce tutte le lingue. Cinque giorni dopo la luna piena metti un anello d’argento sotto al cuscino. Addormentati ripetendo continuamente le parole Amfa, Rola, Mfar, Olam fino a prendere sonno. Se il genio verrà nel sogno lo vedrai altissimo e probabilmente con un sacco sulle spalle e tu gli 10
mostrerai l’anello ed egli gli donerà la capacità di volare nell’astrale. Ringrazia. Poi ogni volta che desideri viaggiare attraverso il sogno o il dormiveglia metti l’anello al dito. Faciliterà l’impresa e molte altre meraviglie. Quando il Jiin si mostrerà accoglilo col titolo di Emiro. Si può anche far incidere sulla fede d’argento il nome del Genio stesso che aumenta anche i poteri mentali.
Il Genio degli Incanti Amorosi Scegliere un mercoledì che non sia distante più di tre giorni dalla luna piena. Mentre guardi l’astro della notte, unisci tre nastri uno di colore marrone, uno giallo e uno bianco … “Ripetendo: “Farun Faro Vakshur realizza il mio sogno d’amore!” – Occorre fare poi tre nodi ai nastri uniti insieme, uno in icma uno in centro uno dall’altro capo. Ogni volta si diranno le parole dello Shìr Hasshirìm di Sulaymān . “Ponimi quale sigillo sopra il tuo braccio; nn…
ponimi quale sigillo sopra il tuo cuore ; poiché forte come la morte è l’amore.” 11
– Quando andrai a dormire ti ungerai con il Balsamo del Sultano (vedi appendice) e metterai i tre nastri legati, sotto il cuscino. Quindi dirai la preghiera tre volte: “ O Geni io vi invoco, datemi i poteri di ispirare il
mio stesso sentimento in..... nn .. che tanto amo. Fate che i miei impeti d’amore agiscano durante il suo sonno. Che i miei pensieri accarezzino la sua mente. Al risveglio che il suo pensiero corra subito a me.” Attendere fino alla luna piena successiva, sebbene l’esito sia di solito rapido.
Per scatenare un tempesta di guai sugli avversari Agirai di martedì ti volgerai a settentrione e ad occhi chiusi inspirerai l’aria e nominando mentalmente e ripetutamente il Genio: Arridu. Quando sarai pieno espirerai dalla bocca con forza, la potenza del genio immaginando la tempesta che si scaglia sopra i tuoi avversari o nemici. Si può soffiare anche su un oggetto appartenente al destinatario. In tempi moderni anche su una foto. 12
Per un effetto maggiore si può soffiare dal palmo della mano a finestra o porta aperta un pizzico della Polvere Yarrido (vedi appendice).
Il Genio della Buona Sorte Quando le cose vanno male, in maniera insistente, e si vuole allontanare da sé e dalla propria famiglia la cattiva sorte ed attirare avvenimenti lieti e fortuna, si può chiedere aiuto al Genio Zeffar … per prima cosa occorre accendere tre candele azzurre, perché il Fuoco di questo Jinn è azzurro. Poi si dice: Zeburial e si accende un cucchiaino di Polvere delle Meraviglie (vedi appendice) e si ripete:
“ Desidero far allontanare totalmente la mia malasorte e godere di pace e felicità!” poi si ripete in tono crescente per 7 volte il nome del Genio Zeffar – Le candele si lasciano consumare tutte. Il giovedì secondo i maghi caldei è quello più indicato.
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Il Genio della Conoscenza Occorre procurarsi una superficie lucida di ottone in modo che sia uno specchio. Attendi la notte di luna piena per lucidarla con un panno e acqua pura. Batti per 7 volte sullo specchio come per bussare dicendo “Iftaḥ yā simsim” e poi: “ Io chiamo Duna e cerco Conoscenza. Guarda lo specchio a lume di una foca lampada a stoppino, e quando ti sembrerà di addormentarti vedrai … e comunicherai con lui attraverso la mente ponendogli delle domande. E’ un’esperienza che può richiedere allenamento. Una cosa importante è quella di evitare gesti di spacconeria e di boria, con la conoscenza così acquisita, il Genio potrebbe risentire una sorta d’affronto.
Il Genio dell’Amore Di venerdì si deve guardare il sole all’alba spuntare all’orizzonte. Poi si dice:
“Sefav ascoltami, fa che il mio pensiero la raggiunga, l’avvolga!” 14
Occorre poi ungersi le braccia e le mani con Balsamo del Sultano (vedi appendice) e cercare di incontrare la persona per abbracciarla con una scusa o toccarle la mano.
Il Genio dell’Abbondanza Un genio di carnagione scura, alto e gigantesco con volto sorridente. Bisogna bruciare il suo incenso che è il liquidambra, ma va ben anche miele liquido con vaniglia, oppure il benzoino. Due candele verdi saranno state accese in precedenza. Si dirà allora: “ Ameson vieni portami abbondanza!” Allora si passerà un frutto sul fumo dell’incenso e poi si mangerà. Le candele rimangono accese per consumarsi come offerta.
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INCENSI, PROFUMI, POLVERI
Polvere magica del Genio Ameson Di venerdì con la luna nuova mescola in un mortaio, seme di coriandolo, seme di aneto, e foglie di menta seccate. Man mano che si riduce in polvere finissima si penserà o pronunceranno le parole: “Nel nome di Ameson genio benefico chiedo prosperità e abbondanza!” Conservare tutto in una boccetta di vetro verde con un tappino dorato. Quando vuoi usare la polvere mettila sul palmo della mano destra e davanti al mento soffia verso oriente, ed è meglio 16
farlo quando si alza il sole. Dite il nome del Genio tre volte e soffiate la polvere.
Polvere del Genio El Adrel Questa polvere serve a inviare messaggi col pensiero verso persone di cui si vuole attirare l’attenzione o per ricevere notizie da chi non si sente da tempo. Polverizza in un mortaio delle foglie di origano e semi di coriandolo. Quando vuoi operare la magia, volgiti a est e nomina per 7 volte il nome del Genio, poi dirigiti verso il punto cardinale dove si trova la persona lontana e nominate il destinatario e il motivo per cui volete vi contatti. Soffiate la polvere dal palmo della mano. Conservate la polvere in una boccetta di vetro trasparente.
Eleleth il Genio della Salute Questo genio può aiutare a sanare le malattie, (non si sostituisce a cure mediche ma contribuisce alla guarigione) occorre pronunciare 7 volte il suo nome 17
vibrandolo su una coppa di acqua o vino da bere o far bere. Poi ungere la parte inferma o il corpo con il seguente balsamo composto di olio di oliva vergine, canfora (o anche cassia) , olibano, il tutto preparato secondo l’arte dell’alchimia e del farmacista. Nell’ungersi si diranno le parole: Hee Bal Zee Wah .. ripetendole di continuo.
Per gli amori non corrisposti. Prima di rinunciare a una conquista amorosa impossibile si può ricorrere all’aiuto del Genio Camaisar, che è il genio della 5a ora notturna … (le cinque) Si deve preparare una pozione con acqua bollente, petali di rosa, da dolcificare con miele chiedendo al Genio di unire il proprio corpo e anima a quello della persona desiderata, man mano che si gira con un cucchiaino il liquido. “Camaisar Genio notturno che unisci gli opposti, prendi il tuo potere e forza (NN), liberala dall’orgoglio, dalla riflessione e dal pudore e portala qui ai miei piedi , fremente di passione a qualunque ora del giorno e della notte, sognando solo di me, quando mangia e quando beve, quando 18
lavora e quando riposa. quando dorme e quando tormentata da te ella si agita, offrendosi a me e compiendo il dovere delle donne verso gli uomini, soddisfacendo la mia sete d’amore e la sua, senza fastidio, senza vergogna, stringendo le sue cosce contro le mie, il suo ventre contro il mio, il suo pube contro il mio, nel modo più dolce possibile. Mio Genio portami (NN), al più presto, al più presto spinta dal tuo potere.” *La formula può essere volta anche al maschile.
Si mescola ancora fino a quanto l’infuso è tiepido e si beve per mettersi poi a dormire. Nelle ultime ore della notte, le persone sono più disposte a essere agganciate dai sortilegi. Si accende anche una candela rossa e una verde al Genio per ringraziarlo e che faranno luce durante lo svolgimento dell’operazione. Polvere per Avere fortuna nelle Imprese Questa polvere del genio Abalimb, si fa’ nel giorno 19
di Muchtari (giovedì) che sia prossimo alla luna piena, ovvero con la luna gibbosa. Dopo le ore 20,00 si polverizza finemente in una mortaio di bronzo: cinnamomo, mirra, radice di galanga (in mancanza di quest’ultima si può usare polvere di zenzero) Quindi si può adoperare mettendola sul palmo della mano e soffiandola sopra a documenti di affari, portamonete, o le scarpe che vi condurranno verso le ricchezze e il denaro. Prima di soffiare si esclamerà: “ Abalimb noi ti invochiamo per portarci fortuna!”.
Talismano per difendersi e respingere il nemico. Serve anche contro le maldicenze, le calunnie, la diffamazione e scioglie anche il malocchio e i cattivi sortilegi. Bisogna procurarsi una medaglia d’argento con incisa la debita figura. Se non si dispone di una medaglia occorre riportare il disegno su una pergamena
usando
inchiostro 20
nero
naturale.
Quando si ha il talismano si operi di lunedì (Quamar) con la luna crescente, detta anche falce di luna.
Si
getterà
nelle
braci
dell’incensiere
dell’Alcanfora purissima (canfora) e si passerà nei vapori che salgono ripetendo più volte le parole Tar-She-Sheem. Portare il talismano appeso al collo o con sé.
Talismano contro i nemici visibili e invisibili 21
Per far litigare due o più persone Quando vorrai creare discordia tra due o più persone, ti volgerai verso settentrione. Accenderai una candela rossa e una nera e poi nell’incensiere arderai sulle braci un miscuglio di mirra, galbano e assafetida. Poi nominerai le persone ad alta voce e aggiungerai: “Combattetevi, combattetevi, Roudmo, Torvat, Zoneor.”
La fumigazione di Azra-El Quando brucerai questo incenso composto di ginepro, cedro e sandalo, aumenteranno i doni della profezia e gli oracoli saranno chiaramente interpretati, soprattutto se si leggerà nel fuoco che è l’Elemento portante dei Jinn.
Il Potere del Nome (Baal Shem) Se volete esprimere un desiderio dovete intonarlo come affermazione breve e semplice, nonché chiara 22
perché si ottiene quello che si chiede. Molto pratiche sono le filastrocche in rima. I Geni sono famosi per esaudire un desiderio. Quando avete finito di dire le parole esclamerete il nome del Principe dei Geni Samhazai (Semiazà) Questa parola carica l’incantesimo da voi pronunciato. I Geni amano le lampade poiché sono esseri ignei e da questo elemento traggono il loro potere. Se metterete olio in una ciotola o una lampada (proprio simile a quella classica di Aladino che si può trovare nei bazar orientali) e uno stoppino galleggiante potrete accenderlo per la realizzazione di desideri legittimi. Spesso si inserisce sul fondo dell’olio un biglietto con il desiderio scritto, piegato o arrotolato e legato con filo di seta o altro, poi si aggiungono essenze e polveri e ingredienti vari.
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Un testo medievale, lo “Zolfo Rosso” di Ibn Arabi, parla di come l'uso di liquidi del corpo con nome Baduh per generare “amore”
د
ب
ح
أوو
' “Per procurare l'amore, dopo aver preso l'acqua in bocca, ripetere Buduh sette volte, per poi tornare l'acqua dalla bocca alla bottiglia; Otterrete amore se lo somministrerete al soggetto della vostra attenzione.”
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IBLIS Iblīs (in arabo: ) è il nome con cui nell'Islām viene indicato il diavolo. È probabile che il nome di Iblis derivi dal termine greco Διάβολος (diábolos) ma non mancano alcuni filologi arabi[ che hanno suggerito una differente origine del termine Iblīs, individuandolo nella radice araba
, quindi ublisa, in quanto Iblīs "non ha nulla da aspettarsi (ublisa) dalla grazia di Dio". Iblīs secondo le fonti, sarebbe stata in principio, una creatura vicina ad Allāh, a Lui disubbidiente quando, dopo la creazione di Adamo, sarebbe stato ordinato a tutte le creature di adorarlo, in quanto creatura perfetta fra tutte. Iblīs rifiutò di farlo per competizione nei confronti dell'uomo.
« Eppur Noi vi abbiam stabiliti sulla terra e v'abbiam dato i mezzi per viverci: quanto poco siete riconoscenti! Eppure vi abbiam creati, poi vi abbiam formati, poi abbiam detto agli angeli: "Prostratevi avanti ad Adamo!"
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E si prostrarono tutti, eccetto Iblīs. E disse Iddio: "Che cosa t'ha impedito di prostrarti, quando Io te l'ho ordinato?" E quegli rispose: "Io sono migliore di lui. Me Tu creasti di fuoco e lui creasti di fango!" » (Corano, VII:10-12, trad. di A. Bausani) Per l'Islam infatti non esiste un Bene che sia avulso da Allāh. Il Bene non è altri che Allāh. Fare dunque il Bene combacia perfettamente con l'ubbidire ai comandi divini, fare la sua volontà. Fare il Male, per converso, è disubbidire a Dio, non adeguarsi alla Sua volontà. Nella tradizione islamica, quindi, il perfetto malvagio è Iblīs, mentre il perfetto credente è Abramo (nella tradizione islamica Ibrāhīm) che, senza indugiare, ubbidì a un ordine divino per quanto apparentemente insensato: l'uccisione di suo figlio che la tradizione islamica indica in Ismaele/Ismāʿīl o Isacco/Isḥāq. Come è noto, Dio fermò il padre prima dell'atto fatale, soddisfatto della pronta ubbidienza del suo devoto. Abramo, per la sua totale sottomissione al volere divino (islam), è ricordato come perfetto esempio di credente dai musulmani. 26
Il nome di Iblis può essere evocato in modo non esplicito facendo uso di epiteti che lo caratterizzano. Tra questi: "il sussurratore" (waswas), sulla base della Sura 114, in cui si chiede aiuto a Dio "contro il male del sussurratore furtivo che sussurra nel cuore degli uomini"; "il lapidato" (rajīm), con allusione alla lapidazione che viene inscenata durante i riti del pellegrinaggio. * Secondo il mistico musulmano al Ḥallāj (857-922), fondatore de movimento della Ḥallājiyya, condannato e suppliziato come eretico, Iblīs si rifiutò di adorare l'uomo come comandato da Allāh per conservare a Dio, l'unica venerazione; quello però che, a una prima lettura, potrebbe apparire come amore e fede assoluta in Allāh, secondo al-Ḥallāj, rivela in realtà uno spirito disubbidiente e ribelle, oltre che blasfemo. Tuttavia l'opera speculativa di al-Ḥallāj è fortemente controversa in ambito musulmano, considerato come eretico da alcuni è invece indicato come "santo" da altri.
O dolce Iblis Cuore Fiammante, dal tenero sguardo, donaci la Conoscenza, a noi tuoi figli, 27
a noi tuoi figli, in questa notte nera, fra esplosioni di luce, e il tintinnio d’ogni cosa!
Sigillo Goetico di Iblis
Altra figura interessante da abbinare è Adramelech. Adramelech, generalmente chiamato Adrammalech, è un demone citato nella lista dei principali demoni stabilita dalla Chiesa durante il primo concilio di Braga. Considerato Grande cancelliere degli Inferi, presidente dell'alto consiglio dei diavoli, è l'ottavo dei dieci arcidiavoli, cancelliere dell'Ordine della Mosca (Grande Croce), un ordine fondato da 28
Belzebù. Veniva adorato dagli Assiri, soprattutto a Sépharvaïm, dove “bruciavano i bambini” sopra i suoi altari. (questa asserzione può essere anche metaforica, in quanto i “bambini” possono riguardare i pensieri appena nati e annullati tramite le pratiche di meditazione o di silenzio interioren.d.a) Ha l'apparenza di un pavone o di un mulo o di un dragone secondo i rabbini, oppure ancora ha il corpo umano con la testa di gufo. Una profezia vuole che Adramelech sarà il padre dell'Arcidemone che porterà il suo potere all'Inferno e libererà Satana dalle sue sofferenze.
I demoni e i Jinn possono assumere sembianze di vario tipo tra cui anche seducenti fattezze femminili 29
Sui geni cattivi « Il Ghūl: specie di demone arabo o turco, maschio o femmina; si sposta con facilità fra cielo e terra e ama frequentare i cimiteri. L'occupazione principale dei ghoul consiste nel battere le campagne, far abortire le donne incinte, succhiare il sangue dei giovani, divorare i cadaveri, urlare nel vento, aggirarsi fra i ruderi, gettare il malocchio, provocare sventure. » (Dictionnaire Infernal di Jacques Collin de Plancy)
Il termine gul o ghul (in arabo: و, ghūl, variante di ghala, catturare), noto anche come ghoul dal termine inglese, è mostro o spirito del folclore arabo le cui origini precedono l'avvento dell'islam. La stella Algol ha preso il nome da questa creatura. La descrizione del gul nelle storie del folklore arabo sono spesso contraddittorie, comunque nelle storie pre-islamiche è generalmente un mostro mutaforma di sesso femminile che abita i deserti e che danneggia i viaggiatori. Una delle possibili fonti di ispirazione per il concetto del gul potrebbe essere derivato dal contatto dei beduini arabi con le civiltà 30
mesopotamiche ed essere stato influenzato dal demone Gallu, che rapì la divinità accadica Damuzi per portarla nel reame dei morti. Nei suoi romanzi H.P. Lovecraft presentò i ghoul come i membri di una razza notturna sotterranea, esseri umani che si trasformano in orripilanti umanoidi in seguito all'abitudine di cibarsi di cadaveri umani. Per quanto terrificanti, non sono mostri necessariamente malvagi; non uccidono (si limitano a cibarsi di chi è già morto) e in alcune storie sostengono conversazioni intelligenti con le persone normali. Richard Upton Pickman, un pittore di Boston che scompare in circostanze misteriose nella storia Il modello di Pickman, riappare come ghoul nel romanzo breve La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath. In conseguenza della popolarità di Lovecraft, molte altre opere moderne usano il termine ghoul riferendosi a creature umanoidi degenerate e cannibali.
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Il Testamento Salomone "Io sono ORNIAS". "Qual è il suo segno Zodiacale?" "Acquario, il Portafore dell'Acqua. Io strangolo la gente, e mi cambio in forma umana, come una donna, per avere commercio con gli uomini nel sonno. (*Succube Ornias) Posso apparire quale leone, e sono supremo fra tutti i demoni: il figlio di URIEL, l'angelo, la Forza di Dio! " Salomone comandò allora ad ORNIAS, per il potere dell'anello magico, di condurre altri spiriti alla sua presenza, Ed egli si recò dal loro Re, il capo di tutti: Beelzeboul. Forzato a venire, Beelzeboul apparve. Racconta Salomone: "E quando vidi il principe dei demoni, glorificai il Signore Iddio, Creatore del Cielo e della Terra, e dissi "Benedetto Tu sia, Signore Iddio, Onnipotente, che mi hai concesso questo potere...". E interrogai lo spirito: "Chi sei?" 32
"Io sono Beelzeboul, Capo dei Demoni. Sono io che rendo gli spiriti visibili agli uomini". "Ed egli acconsentì a condurre da me tutti gli spiriti". Salomone chiese se vi erano spiriti femminili, e Beelzeboul disse che ve ne erano, e gliene avrebbe mostrato uno. Venne così ONOSKELIS, in forma di una donna piacevole e bella a vedersi. Essa vive normalmente in una caverna d'oro; passa il suo tempo a strangolare gli uomini, e la si può incontrare nelle grotte e le valli profonde. Si associa agli uomini dalla complessione scura, e ne divide la Stella. (Probabilmente quella dei Gemelli). Ma sotto interrogatorio afferma di non concedere poteri soprannaturali a coloro che la adorano, come invece fanno altri spiriti. Onoskelis venne creata "da un'eco che cadde in una foresta", ed opera sotto la Luna piena. Può essere combattuta solo dal nome dell'angelo JOEL, e la Sapienza di Dio. 33
Salomone la manda a intrecciare corde per il Tempio. Venne poi ASMODEUS: è parte angelo, parte uomo, e la sua costellazione è l'Orsa. Furioso e urlante. Asmodeus opera contro le spose e i mariti, e passa il suo tempo a distruggere la bellezza delle vergini. Fomenta inoltre la follia e la lussuria, spinge gli uomini ad abbandonare le loro mogli per altre donne. E' dominato dall'angelo RAPHAEL. Chi desidera averlo sotto controllo (ed evitare di conseguenza tutte le sventure di cui è apportatore), deve appellarsi a quell'angelo, bruciando un certo incenso. Dapprima Asmodeus non vuole rivelarne la composizione: ma Salomone lo minaccia con Nomi potentissimi, e il demone cede. L'incenso che dissolve i malefici dello spirito è composto di noce
di galla e fegato del pesce glanos, bruciato su legno di tamarindo. Sperimentata immediatamente tale fumigazione sul demone,
Salomone
sottoponendolo
ad
richiama ulteriore 34
Beelzeboul, interrogatorio.
Apprende così che fra le sue occupazioni vi è quella di sopprimere i regnanti, e di aiutare i nemici stranieri. Egli inoltre manda demoni a perseguitare la gente, facendola deviare dalla retta via: in particolar modo i devoti. Nel progettare la distruzione del mondo, Beelzeboul causa inoltre assassini, insidie, guerre e crimini contro natura. E' vinto dalla parola EMMANUEL, e dal Nome rappresentato dalle cifre 644. Svanisce inoltre al nome ELEETH. (Questo nome è invocato e usato anche per sconfiggere le malattie in genere.) Lo spirito fornisce poi spontaneamente alcune informazioni magiche a Salomone: "Ascolta, o Re: se brucerai resine, incenso e bulbi di mare, con nardo e zafferano, e accenderai sette lampade in fila, fermerai le fondamenta della tua casa. E se, in stato di purezza, le accenderai all'alba, allora vedrai i dragoni celesti, mentre si sollevano e trascinano il carro del Sole!" Salomone lo rimanda alle sue occupazioni, e chiama un altro demone. Appare lo Spirito delle Ceneri, 35
TEPHROS, che si presenta come un vento impetuoso. Porta oscurità, provoca incendi nei campi, ed è sotto il dominio astrologico del corno della Luna crescente. Non è uno spirito interamente malvagio, perchè quando è chiamato con i nomi BULTALA, THALLAI e MELCHAL, cura la febbre, attraverso il potere dell'Arcangelo Azael. Appreso ciò,
Salomone
evoca
Azael,
ordinandogli
di
sottomettere TEPHROS. Dominato lo spirito, Salomone lo invia a gettare rocce agli operai impegnati nella costruzione della parte superiore del Tempio. Chiamato un altro demone, ne appaiono sette, uniti insieme, e tutti in aspetto di donne. Queste informano il Re che, fra di loro, costituiscono i trentatré elementi del Signore dell'Oscurità, e sono un gruppo di stelle. La prima si chiama Inganno. Provoca le azioni sleali, e può essere dominata appellandosi all'angelo Lamechial. Quando scoppia una rissa, è causata dalla seconda, il cui nome e Lotta: viene messa in fuga dal 36
nome dell'angelo Baruchiachel. II terzo demone femminile
ha
nome
Guerra,
e
può
essere
combattuto solo dall'angelo Marmarath. Quarta viene colei che presiede all'odio e alla separazione. Divide il marito dalla moglie, i genitori dai figli, i parenti gli uni dagli altri. Le sue attività possono essere interrotte solo invocando il potere dell'angelo Behial. Forza è il nome del quinto spirito delle tenebre. Diffonde la tirannia e l'usurpazione; le sue attività possono essere messe a termine solo dalla parola ASTERAOTH. Gli uomini vengono sviati dal sesto spirito, il cui nome è Errore. Questi giunge a predire a Salomone che in seguito sarebbe riuscito a condurlo fuori dalla retta via, ricordandogli inoltre che aveva già fatto in modo che egli uccidesse il proprio fratello. E' lui che convince gli uomini a divenire necromanti. L'angelo che lo sconfigge è Urial. Il settimo ed ultimo spirito del gruppo è il peggiore di tutti: tanto terribile che non ne vengono dati né il nome né i poteri.
37
Scomparsa
questa
serie
di
spiriti,
Salomone
continua: "Allora io, Salomone, lodai il Signore e chiesi che un altro demone apparisse. Di fronte a me si mostrò una forma, simile a un uomo, ma senza testa. Ed io gli chiesi: "Chi sei?". Rispose: "Sono un demone". Gli chiesi quale, e mi disse: "Sono Invidia. Divoro le teste, perché cerco una testa per me stesso. Non ne ho consumate abbastanza, e ne desidero una come la tua". "Io, Salomone, posi allora su di lui il sigillo, puntandogli la mano contro il petto. Allora il demone balzò in alto, ricadde e gemette, e disse: "Ahimè, che mi succede? Al tradimento, non posso più vedere!" "Allora dissi: "Io sono Salomone. Dimmi come riesci a vedere senza testa!". Mi rispose: "Attraverso le sensazioni".
"Gli chiesi come poteva parlare.
Rispose: "O Salomone, Re, io stesso sono una voce, perché ho ottenuto le voci di innumerevoli uomini. Spezzo le teste di chi viene detto muto, l'ottavo 38
giorno dopo la nascita. Getto incantesimi sugli incroci, e sono pericoloso. Afferro e taglio la testa di un uomo, come con una spada, e la pongo sul mio collo. Mando anche malattie ai piedi e causo dolori.. ".
Salomone scoprì da lui che solo l'angelo del
fulmine poteva dominare il demone Invidia. Lo spirito successivo apparve in forma di grosso cane con la voce profonda. Anticamente era Ermetef un saggio di grande sapienza, ed ora è chiamato RABDOS ("verga"), e sgozza la gente. Può essere comandato solo dal potere dell'angelo Brieus. Venne poi un'apparizione spaventosa, simile ad un leone, comandante di una legione. Il suo nome non è citato. In tono feroce, annuncia di essere dominato dal numero 644 e dal nome EMMANUEL. La sua attività
consiste
nell'attaccare
i
convalescenti
mentre guariscono dalle loro malattie. Un dragone con tre teste e mani umane, che fu l'apparizione successiva, venne messo al lavoro con gli altri al Tempio. I suoi compiti sono l'attaccare i
39
fanciulli prima della nascita, e causare l'epilessia. Lo si vince scrivendo la parola JERUSALEM. Dopo questo si mostrò uno spirito femminile. Il suo corpo era scuro, gli occhi verdi e brillanti, le membra invisibili. Disse di chiamarsi OBIZUTH. Passava il tempo con le donne chiuse in casa, cercando di strangolarne i figli. "Tutta la mia opera sta nel distruggere i fanciulli, nel corpo e nell'anima". E' vinto dall'angelo Afarof, detto anche Raphael. "Se un uomo consegna quel nome, per iscritto, ad una donna sul letto col bimbo, io non potrò arrivare sino a lei", rivela lo spirito. "II numero di quel nome è seicentoquaranta". A tale cifra si arriva assegnando un certo valore numerico ad ogni lettera, cosi: R (100), A (1), Ph (500), A (1), E (8), L (30). Dopo Obizuth venne un drago alato, con volto e mani umane. Rende infedeli le donne, ed è posto in fuga dallo'angelo Bazazath. ENEPSIGOS, altro spirito femminile, può
40
manifestarsi anche in forme diverse. Alle sue varie attività malefiche si pone termine invocando l'angelo Rathanael. Un essere simile ad un pesce fu il visitatore successivo. Spirito marino, e avido d'argento e d'oro. Distrugge le navi e causa epidemie fra gli equipaggi. E'
chiamato
KUNOSPASTON,
e
talvolta
si
avventura sulla terraferma. L'angelo che lo vince è Iameth. Quando Salomone tentò di imprigionarlo, disse che non poteva vivere senza acqua: ne venne recata perciò un'anfora colma, e lo spirito vi fu sigillato dentro, e custodito nei sotterranei del Tempio. Ultimo di questa serie di apparizioni fu un gigante armato di una spada enorme: reliquia questa, a suo dire, dell'epoca in cui sulla terra regnavano i giganti. Questo spirito causa le possessioni demoniache, la calvizie, e un genere di follia nella quale un uomo divora la sua stessa carne. E' vinto scrivendo un certo numero sulla sua fronte. Anch'egli venne imprigionato in un'anfora. 41
Successivamente, apparvero spiriti di diverse tipo: i decani dei pianeti, ciascuno con il suo dominio astrologico. Ruax viene sotto il segno dell'Ariete. Rende laboriosi i processi mentali degli uomini, e può essere
controllato
da
questa
invocazione:
"MICHAEL, serra RUAX!" Barsafel provoca l'emicrania, e lo si combatte dicendo: "GABRIEL, serra BARSAFEL!" Arafosael fa ammalare gli occhi. Chi ha questo genere di fastidi, per curarsi deve solo ripetere la seguente invocazione: "URIEL, serra ARATOSAEL!" Iudal causa la sordità. II contro-incantesimo è: "URIEL, serra IUDAL!" Sphendonael è il demone che attacca le tonsille, e può essere posto in fuga ripetendo: "SABRAEL, serra SPHENDONAEL!" Sphandor causa malattie e dolori alle spalle, alle mani, al collo e alle midolla. Contro di lui, si ricorre all'usuale invocazione con l'angelo ARAEL.
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Belbel opera contro il cuore e la mente. L'angelo cui appellarsi contro i suoi malefici è ancora ARAEL. Kurtael provoca dolori, specie al ventre. Può essere allontanato dal nome dell'angelo IAOTH. Metathiax causa disturbi alle reni, e
viene
combattuto dal potere di ADONAEL. Katanikotael è fonte di discordia in famjglia. Rivela a Salomone che, per avere pace ed armonia in casa, un uomo deve scrivere la seguente frase su sette foglie di alloro: "IAE, IEO, Figli di Sabaoth, nel Nome
di
Dio
Altissimo,
imprigionate
KATANIKOTAEL". Le foglie devono quindi essere lavate in acqua, e l'acqua spruzzata per la casa, dall'interno all'esterno. Saphathorael
provoca
cadute
e
fa
indulgere
all'ubriachezza. Per combatterlo, si deve portare appeso al collo un foglio con scritta la seguente frase: IAEO IEALO IOELET SABAOTH ITHOTH BAE. Bobel, o Bothothel, fa ammalare i nervi. La seguente
43
formula ne dissipa i malefici: "ADONAEL, serra BOTHOTHEL!" Kumeatel causa brividi e sonnolenza morbosa. L'invocazione contro di lui è: "ZOROEL, serra KUMEATEL!" Rocled, che fa sentire gelo e dolore allo stomaco, è messo in fuga da queste parole: "IAG, va', tu sei freddo, Salomone è piu saggio degli undici padri!" Atrax è il genio malefico che rende gli uomini febbricitanti. Per liberarsene, si pesta e polverizza del
coriandolo,
pronunciando
il
seguente
incantesimo: "lo esorcizzo questa febbre immonda, per il Trono di Dio Onnipotente! Sollevati, polvere, e lascia questa creazione di Dio!" Ieropael causa crampi e convulsioni. Si devono dire le seguenti parole tre volte, nell'orecchio destro del paziente: "IU-DARIZE, SABUNE, DENOE!" Baldumech porta discordia fra le coppie di sposi. Lo si
allontana
scrivendo
su
di
un
foglio,
e
custodendolo in casa, il seguente incantesimo: "Ti
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comanda il Dio di Abramo, e il Dio di Isacco, e il Dio di Giacobbe: lascia in pace questa casa!" Naoth affligge le ginocchia. E' vinto solo invocando i nomi di PHNUNOBOEL, NATHATH. Mardero è un altro demone che causa febbri. Contro di lui si usa un incantesimo da scrivere su carta, e legare
al
collo:
"SPHENER,
RAFAEL,
non
trattenetemi, non incitatemi!" Alath fa tossire i bambini. Si può impedirglielo con le parole: "ROREX, segui ALATH!" Nefthada provoca dolori ai reni e disuria. E' allontanato fissandosi ai lombi un talismano con scritte
le
parole:
IATHAOTH,
URUEL,
NEFTHADA. Akton causa mal di schiena e dolori alle costole. Questi disturbi possono essere curati da un amuleto di rame, fatto di metallo tolto a una nave che non ha posto
l'ancora,
"MARMAROTH,
con
incisa
l'invocazione:
SABAOTH,
perseguitate
AKTON".
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Anatreth è il demone che origina le febbri interne. La cura è semplice: si ripeta "ARARA CHARARA". Pheth è lo spirito maligno cui sono dovute tubercolosi ed emorroidi. II paziente deve bere vino dolce, cui siano state indirizzate queste parole: "Io ti esorcizzo, per l'undicesimo eone, onde fermare, come comando, FETH, AXIOFETH!" Anoster provoca disturbi alla vescica. Per curarli, allontanando lo spirito, si devono pestare in olio tre semi di alloro, e spalmarli sulla parte dolorante, con le parole: "Io ti esorcizzo, ANOSTER! Fermati, per MARMARATH!" Alleborith
è
lo
spirito
che
tormenta
chi
inavvertitamente ha ingoiato una spina di pesce. Per liberarsene è necessario inghiottire un'altra spina dello stesso pesce, e quindi tossire. Hephesimireth causa le artriti. In questo caso occorre prendere del sale, strofinarselo sulle mani, immergere queste nell'olio e quindi massaggiare il paziente,
dicendo:
"SERAFIM,
aiutatemi!" 46
CHERUBIM,
Ichthion provoca le paralisi, ed è posto in fuga dall'invocazione: "ADONAETH, aiutami!" Ahchonion
è
nemico
degli
infanti.
Chi
è
perseguitato da tale demone deve scrivere su una foglia di fico: LYCURGOS, YCURGOS, KURGOS, YRGOS, Gos, Os. Atitothith causa inimicizia e ogni sorta di fastidi. Per liberarsene si devono scrivere le parole ALPHA e OMEGA. Ftheboth getta il malocchio. Può essere allontanato dal disegno di un occhio. Bianakith causa decomposizione e infezioni, Ci si può proteggere da lui scrivendo sulla porta di casa: Melto, Ardu, Anaath. Termina così il catalogo degli importanti demoni che si presentarono a Salomone. Man mano che apparivano, egli assegnò loro dei lavori per il Tempio. La sua fama crebbe, e da ogni parte del mondo vennero principi e sovrani per ammirare la costruzione, recando ricchissimi doni. 47
Poi, dopo molte altre attività magiche, Salomone venne preso da passione per una bella Shunamita. Per amor suo cominciò ad adorare Moloch, e costruì un tempio a Baal, Moloch e altre divinità. Questa fu la sua caduta, ed il Testamento termina così:
"Per questo ho scritto il mio Testamento, perché coloro che lo leggeranno preghino per me, e considerino la fine e non il principio, col che acquisteranno l'eterna grazia. Amen”
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CURIOSITA’
Un testo alquanto famoso dove si ricordano i Jinn è quello intitolato “Le Mille e una Notte” (in arabo: ي لة أ ف
و ي لة, Alf layla wa layla; in persiano: و هز ر
شب ي ک, Hezār-o yek šab) è una celebre raccolta di novelle orientali, costituita a partire dal X secolo, di varia ambientazione storico-geografica, composta da differenti autori. È incentrata sul re persiano Shāhrīyār, che, essendo stato tradito da una delle sue mogli, uccide sistematicamente le sue spose al termine della prima 49
notte di nozze. Un giorno, Sharāzād, figlia maggiore del Gran Visir, decide di offrirsi volontariamente come sposa al sovrano, avendo escogitato un piano per placare l'ira dell'uomo contro il genere femminile. Così la bella e intelligente ragazza, per far cessare l'eccidio e non essere lei stessa uccisa, attua il suo piano con l'aiuto della sorella: ogni sera racconta al re una storia, rimandando il finale al giorno dopo. Va avanti così per mille e una notte (che è un modo di dire per indicare un periodo di tempo molto lungo); e alla fine il re, innamoratosi, le rende salva la vita. Ciascuna delle storie principali delle Mille e una notte è quindi narrata da Sherazad; e
questa
narrazione
nella
narrazione
viene
riprodotta su scale minori, con storie raccontate dai personaggi delle storie di Sherazad, e così via. L'ambientazione delle novelle è alquanto varia: il racconto-contenitore, come pure altre novelle, ha una origine indo-iranica ed appartiene al nucleo più antico. In molte altre novelle intervengono jinn e spiriti, che denotano un'antica derivazione persiana. 50
Si individua pure un ciclo dei racconti di Baghdad (chiaramente di tradizione arabo-musulmana), nelle quali assume un ruolo fondamentale il califfo Hārūn al-Rashīd ed un ciclo di novelle ambientate in Egitto (per lo più al Cairo), più avventurose e di origine più recente, nelle quali si riconoscono influssi giudaici. Accanto ai filoni indo-iranico, arabo-abasside-iracheno, arabo-egiziano e giudaico è presente pure un filone minore greco-ellenistico. Alcune
novelle,
infine,
sono
parzialmente
ambientate in Cina ed altre negli Urali. In tempi successivi vennero aggiunti racconti estranei; quali Le avventure di Sinbad il marinaio o La storia dei sette vizir. Inizialmente tramandate oralmente, da un punto di vista temporale si ritiene che la prima stesura organica delle novelle sia datata attorno al X secolo. È infatti di questo periodo un'opera dal titolo persiano Hazār afsane (Mille favole), che potrebbe
51
essere identificata col nucleo più antico de Le mille e una notte. A supportare questa datazione approssimativa esiste la dichiarazione di uno storico[quale?] secondo il quale all'inizio del XII secolo in Egitto l'opera Alf layla wa-layla (titolo arabo che letteralmente significa "Mille notti e una notte") era molto popolare e conosciuta. D’altro canto, il manoscritto dal quale vennero effettuate le traduzioni che la diffusero in Europa era già esistente nel 1500 e il suo
primo
traduttore
in
una
lingua
basata
sull'alfabeto latino fu Antoine Galland. In Inghilterra primo a cimentarsi fu l'orientalista Edward Lane, che creò una versione più estesa rispetto a quella di Galland, ma assai censurata, per adattarla alla rigida morale vittoriana. Per reazione, il poeta John Payne, amico di Burton, si cimentò in una propria versione in cui lasciò da parte la morale in nome di una maggiore aderenza all'originale, reintegrando tanti dei passi ingiustamente tagliati. 52
Sollecitato dall'interesse che le Mille e una notte riscuotevano, anche Richard Francis Burton si mise allora all'opera per una traduzione. La sua versione è assai arcaica nella lingua e riporta alcune differenze rispetto a quelle dei due predecessori e di Galland.
L'erotismo
del
testo
fu
accentuato
soprattutto dalle minuziose note ed appendici, che non si limitano però a fornire delucidazioni sul materiale sessuale ma coprono innumerevoli aspetti dei costumi dei vari stati musulmani dando un interessante supporto al lettore. La sua versione rimane la più estesa di quelle mai pubblicate (sedici volumi: dieci di Mille e una notte più sei di Notti supplementari, in cui sono incluse le storie "orfane" di Aladino e Alì Babà). In Italia una traduzione assai accurata è stata approntata dal grande arabista Francesco Gabrieli che si avvalse dell'apporto di Umberto Rizzitano, Costantino Pansera e Virginia Vacca. Il lavoro fu eseguito per la casa editrice torinese Einaudi. Esiste ancora, in quattro volumi editi da Alberto Marotta a 53
Napoli nel 1956, una traduzione delle Mille e Una Notte di Giovanni Haussmann (volumi I e II) e di Mario Visetti (volumi III e IV), dalla traduzione russa condotta dagli arabisti M. A. Sallier e I. Kratchkovsky sull'edizione di Calcutta del 1839-41, e pubblicata dal 1932 al 1939 nelle edizioni dell'Accademia
sovietica
delle
Scienze
di
Leningrado. “In Arabia il re Shahriyar è il sultano della Persia e dell'India. L'uomo ha una moglie fedele, ed è molto contento della sua vita familiare, finché non scopre che la donna lo tradisce con un eunuco. Infatti una storia simile era accaduta qualche settimana prima anche al fratello del sultano, e così Shahriyar, furioso contro la donna e contro tutti gli esseri femminili del mondo, ritenuti iniqui, fa decapitare la moglie. Shariyar si sposa il giorno dopo con un'altra ragazza della città dove regna, e la notte la fa uccidere, rispettando il suo voto. Così inizia a trucidare molte ragazze del paese, finché una cortigiana di nome Shahrazad non decide di 54
rischiare la vita, proponendosi come sposa. Il sultano accetta subito, e medita già il suo delitto quando la ragazza, furba, durante la notte per non morire inizia a raccontare delle storie fantastiche. Il sultano
rimane
estasiato,
però
Shahrazad
interrompe le vicende sul più bello ogni notte, affinché non venga uccisa e venga obbligata dal sultano a continuare la fiaba la notte successiva. Alla fine del ciclo di novelle raccontate da Shahrazad, il sultano impara la morale di ciascuna di esse, rendendosi conto di essere stato un vero e proprio assassino nei confronti delle donne soltanto per il tradimento della prima moglie. Così Shahriyar decide di sposare la sua cortigiana, e di regalare al regno pace e prosperità.”
Alì Babà e i Quaranta Ladroni Alí Babà e i quaranta ladroni (titolo completo: Storia di ʿAlī Bābā e dei quaranta ladroni, sterminati da una schiava) è una storia d'origine persiana. Si tratta 55
di un racconto che viene presentato come facente parte della silloge favolistica in lingua araba che va sotto il nome di Le Mille e una Notte (Alf layla wa layla), benché esso non ne abbia mai fatto davvero parte, come ben dimostrato da tutti i manoscritti che sono serviti alla collazione dell'opera. “Alí Babà è un taglialegna molto povero. Un giorno, mentre ʿAlí taglia legna, sente delle voci. Si nasconde sopra un albero, dal quale ascolta il capo di una banda di 40 ladroni pronunciare la formula magica che permette l'apertura della roccia di una caverna: «Apriti, Sesamo!» e la formula magica per richiuderla: «Chiuditi, Sesamo!». Dopo che i ladroni (entrati precedentemente all'interno della caverna) ne escono e si allontanano, ʿAlí Babà pronuncia a sua volta la formula e penetra nella caverna, scopre tesori ammassati al suo interno e preleva una parte d'oro. Suo fratello, Qāsim, che è abbiente per aver sposato la figlia di un ricco mercante, ma che non ha aiutato mai il fratello indigente, è sorpreso 56
dall'improvvisa fortuna di ʿAlí Babà che gli rivela la sua avventura. Qāsim si reca allora alla caverna ma, turbato dalla vista di tante ricchezze, non ricorda più la formula che gli permetterebbe di uscirne. I banditi lo sorprendono nella grotta, lo uccidono e tagliano a pezzi il suo cadavere. ʿAlí Babà, inquieto per l'assenza del fratello, si reca alla grotta e ne scopre i resti, riportandoli presso la sua abitazione. Con l'aiuto di Margiāna, sua schiava assai abile, riesce a inumare suo fratello senza attirare l'attenzione dei vicini. I banditi non ritrovano più il cadavere e capiscono che un'altra persona conosce il loro segreto. Finiscono per trovare l'abitazione di Alí Babà. Il loro capo si fa passare per un mercante d'olio e chiede ospitalità ad Alí Babà. È accompagnato da un convoglio di muli carichi di 40 giare. Una di esse è piena in effetti di olio ma ciascuna delle restanti 39 nasconde un bandito. Insieme hanno progettato di uccidere Alí Babà nel sonno. Margiāna scopre il loro 57
piano e uccide i banditi nascosti nelle giare, versando olio bollente in ognuna di esse. Poi la schiava va a danzare e, avvicinandosi al capo dei ladroni, lo uccide con un pugnale. Spiega quanto successo ad Alí Babà e lui la dà in moglie al suo primogenito per ringraziarla.”
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Appendice Nel testo sono descritti alcuni ingredienti come polveri, oli, balsami che non sono di reperibilità ma possono essere richiesti all’autore indirizzando richiesta e-mail a [email protected] Il costo di ciascuno è di di euro 15€ Rosa del Deserto - incense Balsamo del Sultano Polvere Yarrido. Polvere delle meraviglie.
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Bibliografia Abū ʿAbd Allāh Muhammad al-Shiblī, Ākām al- murjān fī ahkām al-jānn, Beirut, Dār al-qalam, 1988. Jalāl al-Dīn al-Suyūtī, Laqat al-murjān fī ahkām al-jānn, Il Cairo, Maktabat al-turāth al-islāmī, s.d. Zakariyā ibn Muhammad al-Qazwīnī, ʿAjāʾib al-makhlūqāt wa gharāʾib al-mawjūdāt, Beirut, Dār al-albāb, s.d. Kamāl al-Dīn al-Damīrī, Hayāt al-hayawān al-kubrà, Beirut, Dār al-albāb, s. d. (in margine, come di consueto, ad al-Qazwīnī). Al-Jāhiz, Kitāb al-hayawān, ed. Hārūn, Il Cairo, Mustafā al-Bābī al-Halabī, 1967. Virginia Vacca, "Appunti su un trattato arabo di ginnologia", in: Studi e materiali storici e religiosi (Studi in onore di Alberto Pincherle), 38 (1967), II, pp. 646–54. Claudio Lo Jacono, Di alcune particolarità dei "ǧinn", in: Un ricordo che non si spegne. Scritti in memoria di Alessandro Bau G. Calasso, "L'intervento d'Iblis nella creazione dell'uomo", in Rivista degli Studi Orientali, 45 (1970), pp. 71–90 G. Basetti Sani, Il peccato di Iblis e degli angeli nel Corano, Iperbole, Palermo 1987 C. Saccone, Iblis, Il Satana del Terzo Testamento. Santità a perdizione nell'Islam. Letture coraniche II, Centro Essad Bey, Padova 2012 (Amazon, Kindle Edition) W. Eickmann, Die Angelologie und Dämonologie des Koran, New York, 1908. 60
A. J. Wensinck e L. Gardet, «Iblīs», in: The Encyclopédie de l’Islam, III, pp. 668-669. F. Jadaane, “La place des anges dans la théologie cosmique musulmane”, su: Studia Islamica, 41 (1975), pp. 23-61. Ahmed K. Al-Rawi, The Arabic Ghoul and its Western Transformation in Folklore, vol. 120, nº 3, dicembre 2009, pp. 291-306, DOI:10.1080/00155870903219730,ISSN 0015-587X. Al-Rawi, The Mythical Ghoul in Arabic Culture in Cultural Analysis, vol. 8, 2009. URL consultato il 7 Ahmed
marzo 2014. Jean Marquès – Rivière –Talismani Amuleti Pentacoli. – Ediz. Mediterranee Roma Nuctemeron di Apollonio di Tiana (div. Aut)
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